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NOMONHAN, INCIDENTE DI
(maggio-agosto 1939). Sconfinamento di truppe giapponesi di stanza in Manciuria nella parte orientale della Mongolia (indipendente ma sotto protezione militare dell'Unione sovietica) risoltosi in episodio di guerra non dichiarata tra Urss e Giappone. La mossa, oltre a saggiare la consistenza e la capacità di reazione delle forze sovietiche, mirava a coinvolgere la Germania nazista in un'azione contro Mosca. L'Urss, già impegnata in contatti diplomatici con Hitler per il patto di non aggressione, reagì con una controffensiva basata sulla schiacciante superiorità in mezzi corazzati, blindati e aerei. Tra il 20 e il 30 agosto i giapponesi persero l'80 per cento degli effettivi impiegati (oltre 60.000) tra morti, feriti e prigionieri. Il generale sovietico Zhukov si fermò al confine con la Manciuria. Il 16 settembre, con i tedeschi già in Polonia e il patto Molotov-Ribbentrop firmato, un armistizio ristabilì lo status quo. La disfatta giapponese contribuì allo sprezzante atteggiamento tedesco verso l'alleato e a portare la guerra dell'Asse su piani del tutto indipendenti tra Europa ed estremo Oriente. In Giappone la sconfitta fu tenuta nascosta al grande pubblico e fece pendere decisamente la bilancia a favore della marina, che puntava a una guerra sul fronte del Pacifico contro Gran Bretagna e Usa, mentre i fautori del prolungamento della guerra continentale già intrapresa contro la Cina vennero messi in disparte. Non venne così posto rimedio alla debolezza dell'esercito di terra, rivelata a Nomonhan, in quanto ogni sforzo fu da allora diretto verso la marina. Nomonhan, infine, fu di grande aiuto psicologico in Cina per comunisti e nazionalisti impegnati nella resistenza antigiapponese.
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